Vittoria (RG), luglio 2025 – Un pezzo di identità enologica siciliana ritrova la sua voce: con l’aggiornamento del disciplinare Terre Siciliane IGT, l’antico vitigno Orisi – recuperato e custodito da Santa Tresa – può finalmente essere menzionato in etichetta. Un traguardo che corona vent’anni di lavoro tra i vigneti di Vittoria, dove l’azienda guidata da Stefano e Marina Girelli ha salvato dall’estinzione questo raro incrocio tra Sangiovese e Montonico Bianco.

La rinascita di un vitigno “fantasma”
- Origini: Sopravvissuto in pochi esemplari sui Nebrodi, era scomparso dai radar fino al 2003, quando un progetto regionale lo ha reintrodotto.
- Il mistero della “O”: Fino a oggi, il vino di Santa Tresa poteva solo alludere al suo nome con una sigla enigmatica.
- Biodiversità in campo: Nel vigneto sperimentale dell’azienda (5.600 m²), tra 18 vitigni e 31 fenotipi, l’Orisi è passato da 16 piante madri a oltre 1.500 ceppi.
Un vino che parla di Sicilia
La vinificazione segue un protocollo preciso:
- Vendemmia manuale a settembre
- Fermentazione in botti di rovere slavonia
- Affinamento sulle bucce per 12 mesi
- Finale in acciaio (4-5 mesi)
«Questo riconoscimento premia la nostra sfida: far dialogare tradizione e innovazione» – Stefano Girelli
Santa Tresa: 50 ettari di viticoltura eroica
Con 39 ettari a vite coltivati con metodo biologico, l’azienda è un laboratorio a cielo aperto:
- Terreni: Franco-sabbiosi su strati di calcareniti
- Filosofia: Resilienza climatica e rispetto della biodiversità
- Futuro: Continua ricerca su vitigni reliquia
Dove trovarlo: Le bottiglie di “O” (ora finalmente “Orisi”) sono disponibili su www.santatresa.it